Verisure multa Antitrust per pubblicità ingannevole
La tutela per i consumatori
L’Antitrust ha inflitto a Verisure una multa di 4 milioni e 250mila euro per condotte in violazione del Codice del consumo e soprattutto per attività promozionale ingannevole.
E per i consumatori che ne sono stati vittime si apre la strada al risarcimento.
INDICE
Multa Antitrust a Verisure per pubblicità ingannevole
L’Antitrust infligge a Verisure una multa di 4 milioni e 250mila euro per aver violato il Codice del consumo in quattro distinti frangenti.
La compagnia, specializzata nella fornitura di sistemi di sicurezza, è accusata di aver condotto campagne pubblicitarie fuorvianti dal 2021 fino al 30 ottobre 2023, utilizzando diversi mezzi di diffusione quali spot televisivi, pubblicità su cartelloni e il proprio sito internet.
In dettaglio, la società non avrebbe adeguatamente comunicato o reso chiaro che, con la firma del contratto, i clienti non diventavano proprietari dei sistemi e dispositivi di allarme Verisure, bensì ne ottenevano il comodato d’uso, realizzando così un abbonamento.
La risarcibilità dei consumatori per le condotte scorrette di Verisure
Da un po’ di tempo gli utenti sono stati esposti a pubblicità di Verisure che promuove i propri servizi di allarme. Tuttavia, l’Antitrust ha giudicato queste pubblicità fuorvianti.
Inoltre, l’Autorità ha punito alcune azioni dannose per i consumatori, come impedimenti al diritto di recesso, continuità delle fatturazioni anche dopo la disdetta del servizio e ritardi o mancanze nella rimozione degli impianti di allarme.
Tali pratiche hanno causato un evidente danno finanziario ai clienti coinvolti, pertanto i consumatori hanno diritto ad ottenere un risarcimento.
E se vuoi procedere, puoi contare su di noi.
Come ti aiutiamo se hai subito gli inganni di Verisure
Siamo consumatori come te, (ci distinguono solo i ruoli) pertanto comprendiamo perfettamente le tue difficoltà nel far valere i tuoi diritti.
Siamo qui per ascoltarti e sgravarti da ogni preoccupazione, perché con passione e competenza ci mettiamo la faccia per tutelarti dalle scorrettezze di Verisure.
Ti offriamo assistenza qualificata, con avvocati specializzati in materia che ti aggiorneranno sull’avanzamento della pratica e si occuperemo di:
- presentare un reclamo, se ti è stato negato il recesso o la disdetta del contratto
- farti ottenere il risarcimento dei danni.
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Cosa dicono di noi
La condotta aggressiva di Verisure
Dall’anno 2022, l’azienda avrebbe adottato un approccio aggressivo manifestato attraverso diverse azioni volte a ostacolare la fine del rapporto contrattuale.
Queste includono l’accettazione lenta o assente delle richieste di recesso, il continuare a emettere fatture nei mesi successivi alla interruzione del servizio e il ritardo o la mancanza nella rimozione dei sistemi di allarme.
Mancato rispetto del diritto al ripensamento
A partire dal 2019, Verisure sembrerebbe aver avviato immediatamente la fornitura del servizio durante il periodo di ripensamento, senza richiesta esplicita da parte del cliente, come prescritto dal Codice del consumo.
Secondo l’Antitrust, questa pratica di avvio immediato sarebbe stata inclusa automaticamente nel contratto predisposto dalla società. Inoltre, tra il 2019 e il 30 ottobre 2023, le indicazioni riguardanti il tribunale competente in caso di dispute con la società sono risultate ambigue.
Non sarebbe stato specificato chiaramente che il tribunale competente, come stabilito dal Codice del consumo, coincide con quello della residenza o del domicilio del consumatore.
L’azienda annuncia ricorso
L’impresa nega ogni accusa e preannuncia un appello. Dal comunicato ufficiale di “Verisure” emerge che l’azienda si è sempre impegnata a mantenere un comportamento etico e a rispettare le leggi e i regolamenti in vigore, ribadendo il proprio impegno al rispetto delle norme per la protezione dei consumatori.
Sottolinea, inoltre, che le accuse mosse dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato non riflettono le procedure abituali dell’impresa e che il numero limitato di reclami ricevuti, pari allo 0,01% del proprio portafoglio clienti, è stato prontamente affrontato e risolto.
Verisure ha affermato di aver collaborato in modo proattivo e continuativo con le autorità italiane, intervenendo rapidamente per perfezionare i propri processi e meccanismi al fine di elevare lo standard del servizio offerto, andando oltre i requisiti legali. Concludendo, l’azienda riconosce la decisione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e manifesta l’intenzione di fare ricorso.
Il provvedimento AGCM
Secondo l’AGCM, Verisure ha trascurato o non messo in evidenza questo aspetto delle relazioni con i clienti. “In particolare, l’azienda fa intendere che, con la sottoscrizione del contratto Verisure, il consumatore acquista un impianto di allarme, quando invece l’apparecchiatura è fornita solo in comodato gratuito per tutta la durata del contratto”, specifica l’AGCM nel testo del provvedimento.
Secondo l’autorità, anche le clausole generali del contratto del sistema di sicurezza, in cui si specificava la natura del comodato gratuito, erano redatte “in modo poco chiaro e comprensibile, con caratteri di dimensioni molto ridotte”.
Tra le azioni sanzionate dall’autorità c’è anche l’ostacolo al diritto di recesso. “Dal 2022, durante la fase di recesso dal contratto, l’azienda adotta un comportamento aggressivo con una serie di azioni ostative alla conclusione del rapporto, come il mancato o ritardato accoglimento delle richieste di recesso, la continuazione della fatturazione nei mesi successivi alla cessazione del servizio e il ritardo o l’omissione nella disinstallazione degli impianti di allarme“, ha scritto l’AGCM nella nota.
Dopo i trenta giorni (o novanta giorni prima del 2020) dalla comunicazione di recesso, la fatturazione dovrebbe essere interrotta automaticamente. Tuttavia, dopo la richiesta di recesso del cliente, Verisure effettuava un contatto telefonico per valutare se le problematiche potessero essere risolte. E solo dalla data di tale telefonata veniva considerato l’inizio del periodo di preavviso per il recesso. Di conseguenza, per settimane il cliente continuava a pagare per un servizio che non desiderava più.
Secondo l’AGCM, altre due azioni violano il Codice del consumo. A partire dal 2019, l’azienda ha iniziato a fornire servizi anche durante il periodo di esercizio del diritto di ripensamento, “senza una richiesta esplicita da parte del cliente, come richiesto dal Codice del consumo“.
Infine, è risultata ambigua l’indicazione del tribunale competente a cui il consumatore avrebbe potuto rivolgersi in caso di controversie: non era chiaramente specificato che coincidesse con quello della residenza o del domicilio del consumatore.
La maggior parte dell’ammenda è dovuta al comportamento riguardante l’ostacolo al diritto di recesso (2,5 milioni di euro), seguito dalla confusione riguardo al comodato gratuito (1,2 milioni).
Il contratto: non in linea con il Codice del Consumo
Secondo quanto riportato dall’Antitrust, il contratto includeva una disposizione che consentiva l’avvio automatico del servizio durante il periodo di recesso di 14 giorni (come previsto dalla legge per i contratti stipulati fuori dai locali commerciali) e presentava un’indicazione ambigua sul tribunale competente in caso di dispute tra i consumatori e l’azienda.
Queste clausole sono state ritenute ingiuste in quanto non conformi alle prescrizioni del Codice del Consumo.
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