Impugnazione sanzione disciplinare
Come fare
Vuoi procedere con l’impugnazione sanzione disciplinare perché ritieni sia stata ingiusta?
Noi, conosciamo bene i diritti dei lavoratori e abbiamo gli strumenti necessari per assisterti e per opporci al provvedimento.
Impugnazione sanzione disciplinare: come fare
L’impugnazione sanzione disciplinare pubblico impiego è uno strumento che permette di contestare il provvedimento del datore di lavoro che presenta errori formali o relativi ai motivi di contenuto.
È però fondamentale seguire un percorso corretto, per cui puoi affidarti a noi per evitare errori che potrebbero compromettere la difesa.
Ecco cosa faremo nel dettaglio:
- scrivere una risposta (lettera di controdeduzioni), da inviare entro 5 giorni dalla contestazione
- proporre un tentativo di conciliazione
Se il datore non accoglie le giustificazioni e applica comunque la sanzione, abbiamo due possibilità per tutelarti. Continua a leggere.
Procedura ricorso impugnazione sanzione disciplinare
La procedura per l’impugnazione della sanzione disciplinare segue due strade:
- tentativo di conciliazione entro 20 giorni dalla sanzione (questa via è sempre percorribile, tranne in caso di licenziamento)
- ricorso al giudice del lavoro, avviando una causa entro 10 anni dall’irrogazione della sanzione.
Come ti aiutiamo
Vantiamo un team di consulenti esperti e avvocati specializzati in materia pronti a difenderti.
Inviata la tua segnalazione:
- riceverai una mail di conferma da un dominio @unionedeiconsumatori.it (controlla la cartella spam o promozioni su gmail!)
- sarai richiamato da un nostro consulente che ti illustrerà tutti i passaggi della nostra assistenza
- impugneremo la sanzione disciplinare ingiusta che hai subito.
Ti offriamo assistenza professionale e personalizzata per tutelarti.
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Quali sono le sanzioni disciplinari
Le sanzioni disciplinari che possono essere adottate nei confronti di un lavoratore variano in base alla gravità della condotta contestata. Ecco un riepilogo delle principali:
- Rimprovero verbale: rappresenta la misura più lieve e viene utilizzata per infrazioni di minima entità. Non è prevista una procedura formale e non lascia alcuna annotazione nel fascicolo del dipendente
- Richiamo scritto: si applica quando l’infrazione è comunque leggera, ma tale da richiedere una contestazione formale
- Multa: comporta una trattenuta economica sullo stipendio, che può arrivare fino a un massimo corrispondente a quattro ore di retribuzione
- Sospensione dal servizio e dallo stipendio: è una misura più severa della multa e comporta l’esclusione temporanea dal lavoro con sospensione della paga, per un periodo che non può superare i dieci giorni
- Trasferimento: può essere imposto per ragioni di incompatibilità ambientale, ad esempio a seguito di conflitti con colleghi o superiori
- Licenziamento: è la sanzione più pesante e viene applicata nei casi più gravi, quando il rapporto fiduciario con il datore di lavoro risulta irrimediabilmente compromesso.
I requisiti di una sanzione disciplinare
Perché una sanzione disciplinare sia considerata valida, è necessario che venga seguita una procedura ben definita e che siano rispettati determinati requisiti formali.
Il procedimento prende avvio con la contestazione disciplinare, che deve presentare alcune caratteristiche fondamentali:
- Essere redatta per iscritto: non sono ammesse forme orali per la validità dell’atto;
- Essere precisa e dettagliata: deve indicare con chiarezza il comportamento oggetto di contestazione;
- Essere tempestiva, sebbene non necessariamente immediata, cioè deve essere notificata in un arco di tempo ragionevole rispetto all’accaduto;
- Essere fondata su fatti invariabili: il datore di lavoro non può modificare successivamente i contenuti della contestazione o sanzionare condotte diverse da quelle inizialmente segnalate;
- Contenere l’invito al dipendente a presentare le proprie difese, anche eventualmente tramite un colloquio, entro cinque giorni.
Se la sanzione viene applicata prima della scadenza di tale termine senza che il lavoratore abbia ancora avuto modo di replicare, essa risulta inefficace, poiché viola il diritto alla difesa.
Sanzione disciplinare licenziamento: cosa fare
Quando un lavoratore viene licenziato, ha la possibilità di contestare la decisione del datore di lavoro, ma deve farlo attraverso le vie giudiziarie. In concreto, ciò implica due scadenze precise da rispettare:
- 60 giorni per comunicare formalmente al datore di lavoro la propria intenzione di impugnare il licenziamento;
- 180 giorni per avviare una causa in tribunale, chiedendo al giudice di valutare se il licenziamento sia legittimo o meno.
Questi termini valgono indipendentemente dalla tipologia del licenziamento, sia che si tratti di un licenziamento per motivi soggettivi (come quelli disciplinari o per giusta causa), sia che si tratti di un licenziamento per motivi oggettivi (legati, ad esempio, a riorganizzazioni aziendali o crisi di mercato).
In termini pratici, se il lavoratore decide di impugnare il licenziamento al 59° giorno, avrà comunque altri 180 giorni di tempo per presentare il ricorso in tribunale, calcolati a partire dalla data in cui ha inviato la raccomandata di opposizione. Se non rispetta questi termini, perderà definitivamente il diritto di contestare il licenziamento.
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