Preavviso licenziamento
Cos’è e quali diritti ha il lavoratore
Mancato rispetto del preavviso licenziamento da parte del tuo datore di lavoro?
In assenza dell’avviso di voler interrompere il rapporto di lavoro puoi agire per tutelarti.
Noi di Unione dei Consumatori siamo qui per fornirti assistenza e far valere i tuoi diritti.
Cos’è il preavviso di licenziamento
Il preavviso di licenziamento è la comunicazione preventiva che il datore di lavoro deve fornire al lavoratore quando decide di interrompere un contratto a tempo indeterminato per giustificato motivo soggettivo o oggettivo.
Questo accade quando il licenziamento è dovuto a una mancanza non grave del lavoratore oppure a ragioni economiche o produttive.
In questi casi, il datore di lavoro deve rispettare il periodo di preavviso previsto dal contratto collettivo. Il licenziamento diventa effettivo solo al termine di questo periodo.
Ma cosa succede se il preavviso non viene rispettato?
Te lo spieghiamo subito!
Mancato preavviso per licenziamento: le tutele
Quando l’obbligo di procedere al licenziamento con preavviso non viene rispettato, al datore di lavoro possono essere applicate delle sanzioni.
Nello specifico, il datore sarà tenuto a pagare un’indennità per mancato preavviso pari alla retribuzione che sarebbe spettata al dipendente nel suddetto periodo.
Si tratta di un importo omnicomprensivo in cui è ricompreso ogni compenso corrisposto al lavoratore in via continuativa.
Come ti aiutiamo
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Da quando decorre il preavviso in caso di licenziamento
Il periodo di licenziamento con preavviso inizia a decorrere dal momento in cui il lavoratore riceve la lettera di cessazione del rapporto di lavoro.
Per garantire tempi chiari, è consigliabile optare per l’invio di una raccomandata a mano, datata e con la firma di ricevuta da parte del lavoratore.
Stabilita la data di inizio di tale periodo, l’azienda deve calcolare i giorni di preavviso rimanenti in base a quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro o dal contratto aziendale.
L’interruzione della prestazione lavorativa deve essere segnalata anche al Centro per l’Impiego attraverso l’invio del modello Unilav, entro 5 giorni dall’ultima giornata di lavoro.
In quali casi il preavviso licenziamento non è obbligatorio
Il preavviso di licenziamento non è sempre necessario. Esistono alcune eccezioni in cui il lavoratore può interrompere il rapporto senza dover rispettare questo obbligo.
Ecco i principali casi in cui il preavviso non è richiesto:
- Periodo di prova: durante questa fase, sia il lavoratore che il datore di lavoro possono interrompere il rapporto senza obblighi di preavviso, poiché il periodo di prova serve proprio a valutare l’idoneità reciproca
- Dimissioni per giusta causa: previste dall’articolo 2119 del Codice Civile, si verificano quando il dipendente subisce gravi inadempienze da parte del datore di lavoro. Alcuni esempi sono: mancato pagamento dello stipendio, omissione del versamento dei contributi, mobbing, molestie, comportamento offensivo o demansionamento
- Tutela della maternità e della paternità: il preavviso non è richiesto se le dimissioni avvengono durante la gravidanza o fino al primo anno di vita del bambino, oppure entro un anno dall’adozione.
In questi ultimi due casi, oltre a non dover rispettare il preavviso, il lavoratore ha diritto a ricevere l’indennità sostitutiva del preavviso e, in determinate situazioni, può accedere alla NASpI.
Licenziamento e preavviso: quando viene sospeso
Alcuni eventi sospendono il conteggio del preavviso di licenziamento, che riprende una volta terminata l’assenza. Tra questi:
- Malattia o infortunio
- Ferie
- Congedo di maternità
Ad esempio, se un lavoratore si ammala durante il periodo di preavviso, il conteggio si interrompe fino al rientro in servizio. Se termina il rapporto di lavoro senza completare i giorni di preavviso previsti, potrebbe essere tenuto a pagare un’indennità per il mancato preavviso.
Quale finalità ha il preavviso in caso di licenziamento
Il preavviso ha la funzione di ridurre l’impatto negativo che il recesso unilaterale di una delle parti può avere sull’altra. In particolare, garantisce:
- Al datore di lavoro il tempo necessario per riorganizzare l’attività, sostituendo il dipendente uscente con una nuova assunzione, promuovendo risorse interne o redistribuendo il personale già presente in azienda
- Al lavoratore la possibilità di cercare una nuova occupazione o pianificare alternative professionali, come l’avvio di un’attività autonoma.
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