Il preavviso di licenziamento è un onore imposto al datore di lavoro dall’art. 2118 Codice Civile, il quale deve comunicare al lavoratore la propria decisione di interrompere il rapporto di lavoro con un congruo anticipo.

Nell’articolo ti spieghiamo, cos’è, quanto dura, come comincia a decorrere e quando è ammessa l’indennità sostitutiva del preavviso.

 

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INDICE

Cos’è il preavviso di licenziamento

Il periodo di preavviso per il licenziamento corrisponde al tempo che intercorre tra la comunicazione dell’interruzione del rapporto di lavoro e l’ultima giornata di servizio presso l’azienda.

Questo termine deve essere dichiarato dal datore all’interno della lettera di licenziamento.

Nel corso del periodo di preavviso, il contratto di lavoro continua, consentendo al dipendente di percepire la retribuzione e di cercare un nuovo impiego.

Questa fase si applica solamente alle posizioni di lavoro a tempo indeterminato.

Per i contratti a tempo determinato, invece, il preavviso non si applica, poiché sono concepiti per durare fino alla data di scadenza prefissata e possono essere interrotti in anticipo solo in presenza di circostanze eccezionali (licenziamento immediato senza preavviso) o a causa di impossibilità sopravvenute nella prestazione lavorativa.

 

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Quanto dura il preavviso per il licenziamento

La durata minima del preavviso di licenziamento è fissata attraverso gli accordi contrattuali collettivi e solitamente varia a seconda della posizione gerarchica e dell’anzianità del dipendente all’interno dell’azienda (con la premessa che tale periodo tende ad allungarsi in proporzione all’aumentare del livello lavorativo e degli anni di esperienza).

Tuttavia, non c’è alcun impedimento affinché contratti aziendali o accordi individuali possano introdurre disposizioni più vantaggiose in merito.

In particolare, questi accordi possono soltanto estendere i periodi di preavviso esistenti, senza poterli ridurre.

 

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Da quando decorre il preavviso in caso di licenziamento

Il periodo di licenziamento con preavviso inizia a decorrere dal momento in cui il lavoratore riceve la lettera di cessazione del rapporto di lavoro.

Per garantire tempi chiari, è consigliabile optare per l’invio di una raccomandata a mano, datata e con la firma di ricevuta da parte del lavoratore.

Stabilita la data di inizio di tale periodo, l’azienda deve calcolare i giorni di preavviso rimanenti in base a quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) o dal contratto aziendale.

L’interruzione della prestazione lavorativa deve essere segnalata anche al Centro per l’Impiego attraverso l’invio del modello Unilav, entro 5 giorni dall’ultima giornata di lavoro.

 

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Cos’è l’indennità sostitutiva del preavviso

Il datore di lavoro ha la possibilità, con il consenso del dipendente, di mettere fine alla relazione lavorativa senza richiedere un periodo di preavviso per licenziamento.

In questa circostanza, l’azienda è tenuta a erogare un’apposita indennità sostitutiva, equivalente alla retribuzione che il dipendente avrebbe ricevuto se avesse continuato a lavorare durante il periodo di preavviso.

Questa indennità deve essere inclusa nel cedolino dello stipendio del mese finale di lavoro, insieme ad altri importi spettanti al termine del rapporto, ad eccezione del Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Questi includono ferie e permessi non utilizzati e mensilità aggiuntive.

L’intenzione dell’azienda di non concedere il periodo di preavviso deve essere espressa nella lettera di licenziamento, comportando la conclusione immediata del rapporto al momento in cui il dipendente riceve la comunicazione, previa firma per la conferma.

È importante notare che l’indennità sostitutiva è dovuta anche nel caso in cui l’azienda conceda solo una parte del preavviso stabilito dal CCNL; ad esempio, 10 giorni anziché il minimo previsto di 30 giorni.