In caso di Tari non pagata, imposta comunale per lo smaltimento dei rifiuti, si può andare in contro a delle sanzioni o all’arrivo di cartelle di pagamento.

Nell’articolo ti spieghiamo cosa avviene non se non paghi o se versi la somma in ritardo.

 

INDICE

Cos’è la Tari

La Tari o tassa sui rifiuti è un’imposta comunale introdotta nel 2014 che serve per finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti prodotti dalle abitazioni private o dalle attività commerciali.

La Legge n. 147/2013 prevede che l’imposta TARI sia dovuta dai soggetti titolari del possesso o della detenzione, a qualsiasi titolo, di locali (pubblici o privati) o di aree scoperte (parcheggi, piazzali, tettoie, aree con tavolini esterni o simili) in cui siano effettuate attività che possano produrre rifiuti urbani.

Quando la spazzatura non è pagata ci possono essere delle conseguenze e occorre capire quali sono i possibili rimedi.

Nel caso invece di mancata raccolta dei rifiuti e di disservizio da parte del Comune, ti spetta una riduzione che va dal 20% all’80%.

 

Cosa fare se la Tari non arriva

Quando il mancato pagamento Tari avviene perché non è arrivato il bollettino per il versamento, il contribuente potrà rivolgersi al proprio Comune per ottenere spiegazioni in merito al ritardo.

Questo consentirà al cittadino di determinare se è opportuno continuare ad attendere o se è preferibile procedere autonomamente con il calcolo e il pagamento.

Chi non ha ricevuto il bollettino non è esentato dal pagamento e deve comunque saldare l’importo utilizzando il modello F24 presso una banca o un ufficio postale.

Il codice tributo da utilizzare è il 3944, da inserire nella sezione “IMU e altri tributi locali”.

 

Cosa succede se si paga la Tari 2023 in ritardo

Se la tassa sui rifiuti viene saldata in ritardo, le conseguenze sono diverse rispetto al mancato pagamento Tari.

Infatti, la legge stabilisce che il ritardo comporta l’applicazione di una sanzione da parte del Comune, che, però, può essere ridotta utilizzando il ravvedimento operoso.

Questo strumento consente ai contribuenti di correggere errori fiscali o omissioni in modo volontario, pagando l’importo non versato e una sanzione diminuita.

Con il decreto legislativo 158/2015 questa sanzione è stata ridotta del 50% se la regolarizzazione dei pagamenti avviene entro 90 giorni.