Il licenziamento disciplinare
Cos’è e come difendersi se è illegittimo
In caso di licenziamento disciplinare è utile sapere come proteggere i propri diritti.
Nell’articolo ti spieghiamo come funziona questa procedura e cosa possiamo fare per tutelarti e per contestare l’ingiusta decisione del tuo datore di lavoro.
Cos’è il licenziamento disciplinare
L’azienda ha il potere di porre fine al rapporto di lavoro con un dipendente, anche se assunto a tempo indeterminato, in diverse circostanze che possono riguardare sia l’organizzazione interna dell’azienda che il comportamento del lavoratore stesso.
Per quanto riguarda la procedura di licenziamento disciplinare è fondamentale distinguere tra due situazioni:
- licenziamento per giustificato motivo soggettivo, che avviene con un preavviso, quando il dipendente non adempie agli obblighi contrattuali previsti dal suo ruolo
- licenziamento per giusta causa, che è immediato e senza preavviso e scaturisce da un comportamento così grave del dipendente da rendere impossibile, anche temporaneamente, la prosecuzione del rapporto di lavoro.
In ogni caso è sempre bene verificare che il datore abbia seguito la procedura di licenziamento in modo conforme alla legge, in quanto in caso contrario possiamo tutelarti.
Come contestare il licenziamento disciplinare
Se un dipendente viene licenziato in seguito ad un’azione considerata inappropriata e ritiene che tale licenziamento disciplinare sia ingiustificato, si ha il diritto di impugnare la decisione dell’impresa.
Per contestare e invocare la sua illegittimità, occorre attenersi a specifici termini legali e noi siamo qui per aiutarti:
- notificheremo al datore di lavoro l’intenzione di impugnare il licenziamento, inviando una comunicazione tramite posta elettronica certificata (pec) o lettera raccomandata, entro un periodo di 60 giorni
- presenteremo un ricorso, entro il limite di 180 giorni dalla ricezione della notifica di licenziamento.
Dunque, se ti sei trovato in questa circostanza puoi affidarti a noi per risolvere il problema.
Come ti aiutiamo in caso di licenziamento disciplinare illegittimo
Siamo consumatori come te, (ci distinguono solo i ruoli) pertanto comprendiamo perfettamente le tue difficoltà nel far valere i tuoi diritti.
Siamo qui per ascoltarti e sgravarti da ogni preoccupazione, perché con passione e competenza, ci mettiamo la faccia per tutelare i tuoi diritti da lavoratore e difenderti da ogni ingiustizia messa in atto dal tuo datore di lavoro.
Ti offriamo assistenza qualificata, con avvocati specializzati in materia che ti aggiorneranno sull’avanzamento della pratica e che lavoreranno per te.
Se invece vuoi ulteriori notizie inerenti l’argomento, vai in basso nella sezione per saperne di più.
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Cosa dicono di noi
Licenziamento disciplinare procedura
Prima di arrivare al licenziamento disciplinare senza preavviso, il datore deve rispettare un’apposita procedura, che prevede:
- il richiamo disciplinare o una lettera di contestazione del fatto
- la possibilità per il dipendente di difendersi
- un termine di 5 giorni dalla contestazione prima di adottare la sanzione
- la lettera finale di licenziamento.
La mancata osservanza rappresenta un grave difetto che ne determina l’illegittimità.
La lettera di contestazione nei licenziamenti disciplinari
La prima fase della procedura licenziamento disciplinare è il richiamo disciplinare o lettera di contestazione.
Si tratta del mezzo scritto attraverso il quale il datore di lavoro comunica al dipendente (con raccomandata A/R o lettera consegnata a mani) la sua intenzione di licenziarlo.
La lettera, per essere valida, deve contenere tutte le motivazioni che hanno spinto il datore di lavoro ad avviare il procedimento, quindi, deve avere come oggetto il comportamento negligente del dipendente.
La difesa del dipendente dal licenziamento per motivi disciplinari
Generalmente, una volta che il dipendente ha ricevuto la lettera di contestazione, ha 5 giorni di tempo per presentare le proprie giustificazioni e contestare il licenziamento disciplinare.
Tuttavia, il periodo di tempo può essere anche più lungo, in base a quanto indicato nel Contratto Collettivo Nazionale (CCNL) applicato dall’azienda.
Di conseguenza, entro la scadenza del termine il dipendente potrà:
- non giustificarsi
- giustificarsi per iscritto
- richiedere l’audizione orale (il datore di lavoro non può rifiutarsi, se richiesta in tempo).
Ricorda che è importante poter far valere i propri motivi e contestare il fatto. E’ un tuo diritto.
E se viene leso, puoi affidarti a noi per ottenere tutela.
La lettera di licenziamento disciplinare
Dopo l’audizione orale e una volta ascoltate le giustificazioni del dipendente, il datore di lavoro deciderà se e quale sanzione adottare contro di lui.
Anche in questo caso, la comunicazione al lavoratore dovrà essere inviata tramite raccomandata A/R o attraverso consegna della lettera a mani.
La lettera di licenziamento disciplinare deve contenere:
- le azioni che si contestano al dipendente
- il motivo per il quale non sono state accolte le giustificazioni del dipendente
- la comunicazione del licenziamento
- la data a partire dalla quale il rapporto di lavoro può considerarsi cessato
- se il licenziamento è per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo
- l’avviso sull’erogazione delle somme che spettano al dipendente per la conclusione del rapporto.
Licenziamento disciplinare e conseguenze
Il licenziamento per motivi disciplinari è la massima sanzione attuata dal datore di lavoro, nel caso in cui il dipendente abbia violato:
- regole di comportamento stabilite dalla legge e dai contratti collettivi
- norme contenute nel codice disciplinare dell’azienda.
Ad esempio, si pensi al caso in cui un dipendente divulghi all’esterno informazioni o materiali aziendali.
Di conseguenza, alla base del licenziamento vi è un comportamento scorretto del dipendente che ha influito negativamente sulla fiducia che il datore di lavoro riponeva nei suoi confronti.
Il licenziamento disciplinare durante malattia è possibile?
La legge stabilisce che anche il licenziamento disciplinare durante la malattia è ammesso.
Ciò avviene quando il lavoratore abbia commesso gravi violazioni contrattuali o legali prima dell’inizio della malattia.
In sintesi, il fatto che un dipendente sia in malattia non lo protegge dalle conseguenze disciplinari per condotte scorrette pregresse. Infatti, il datore di lavoro potrebbe scoprire queste violazioni solo dopo aver rilasciato il certificato di malattia.
Tutela per gli assunti dal 7 marzo 2015
Per i lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato a partire dal 7 marzo 2015, si applica il Decreto legislativo n. 23/2015.
In particolare, si prevede che:
- in caso di licenziamento disciplinare, il datore di lavoro può essere obbligato a reintegrare il lavoratore (nel caso di aziende di maggiori dimensioni) solo se è dimostrata direttamente in tribunale l’assenza del fatto materiale contestato al lavoratore
- se il datore di lavoro, in seguito ad ulteriori assunzioni a tempo indeterminato effettuate dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo 23/2015, raggiunge le soglie dimensionali previste dall’articolo 18, allora tutte le disposizioni del contratto a tutele crescenti, comprese le sanzioni in caso di licenziamento illegittimo, si applicheranno a tutti i lavoratori (sia quelli già assunti che quelli di recente assunzione).
Allo stesso modo, la nuova normativa sarà applicata anche nei casi di conversione di contratti a tempo determinato, avvenuti dopo l’entrata in vigore del decreto.
La procedura di conciliazione a seguito di licenziamento disciplinare
Il decreto legislativo 23/2015 ha introdotto una nuova procedura di conciliazione, volta a risolvere più velocemente le controversie legate al licenziamento, prevedendo il pagamento immediato dell’indennità da parte del datore di lavoro.
Il datore di lavoro può convocare il lavoratore presso una delle sedi di conciliazione, entro i 60 giorni previsti per l’impugnazione stragiudiziale del licenziamento.
L’accettazione dell’assegno da parte del lavoratore comporta l’estinzione del rapporto di lavoro alla data del licenziamento e la rinuncia all’impugnazione del licenziamento, anche se il lavoratore l’avesse già proposta.
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